I sociologi vi dividono gli avvenimenti in due grandi categorie: avvenimenti logici, avvenimenti non logici. Avvenimenti logici: quelli che si possono prevedere; non logici: quelli imprevedibili.
C’è un gran numero di persone che ha interesse a dilatare la quantità degli avvenimenti imprevedibili. Chi non osserva i termini d’un contratto, chi, per aumentare i suoi profitti, non si preoccupa di seguire quella linea d’azione che l’esperienza ha dimostrato la migliore e la meno pericolosa per gli altri; costoro hanno interesse a sostenere la teoria, supinamente accettata dai piú, della tegola sul capo. Chi può prevedere, uscendo di casa, che cinquanta metri piú in là il suo capo innocente sarà situato nell’atmosfera proprio nella linea di caduta di una tegola? Certo chi esce di casa non può prevedere l’infortunio. Ma è poi vero che nessun altro potrebbe prevederlo? Per esempio, il padrone del tetto in cui era inserita la tegola, aveva ben l’obbligo di non lasciar trasformare il suo stabile in una trappola per i passanti, aveva ben l’obbligo imposto da un contratto tacito, ma non perciò meno esistente, di non lasciare che i sassi da cui egli trae un profitto, dirocchino uno a uno per scavizzolare i cittadini che non possono prevedere il malanno incombente. Ebbene: la teoria della tegola sul capo è accettata supinamente lo stesso, e gli interessati ne approfittano per fare il comodaccio loro.
Il sottotenente degli alpini, Carlo Mathieu, la sera del 17 febbraio nell’accendere la fiamma a gas della stufa del suo alloggio in via S. Francesco da Paola 27, non poteva certo prevedere che il giorno dopo la portinaia avrebbe trovato nel suo appartamento il cadavere di un asfissiato sostituto a una fiorente giovinezza.
Il sottotenente Mathieu non poteva prevedere, certamente. Aveva sempre pagato con puntualità le bollette. Aveva osservato il contratto, lui. S’aspettava che anche l’altro contraente lo osservasse. Avrebbe dovuto avere tutta la notte, nella sua stufa, il gas a un determinato grado di pressione. A quel determinato grado di pressione che è necessario perché la fiamma continui a bruciare, e non si spenga a un tratto, mentre la chiavetta è sempre aperta, e poi d’un tratto il gas ricominci a fluire, sottile, e invada la stanza, e chiuda la gola al respiro, e avveleni i polmoni, e riduca una giovinezza in un cadavere gonfio e paonazzo. Il sottotenente Mathieu non poteva certo prevedere che il secondo contraente di un contratto di apparente nessuna importanza potesse trasformarsi, per il mancato compimento di un dovere imprescindibile, nella morte silenziosa e senza scampo. Ma per il secondo contraente, per colui che per inveterata abitudine di frode non adempie mai ai suoi obblighi, c’è la comoda teoria della tegola.
Perché, si sa, non si poteva prevedere il cadavere. Perché, si sa, la pecoraggine supina delle possibili vittime della morte imprevedibile, non domanda mai che siano mandati in galera coloro che ora per ora, minuto per minuto possono, per un loro maggior profitto, prendervi alla gola e strozzarvi, anche se il cadavere ci sia, là, paonazzo e gonfio. Il cadavere, non diventa mai, esso, la tegola sul capo nel calcolo delle possibilità di chi non fa il suo dovere.
(23 febbraio 1917).