La verità e l’onestà

L’«Idea nazionale» non ha certo intorno alla verità e all’onestà i dubbi che turbavano Ponzio Pilato. Monicelli ha trovato finalmente la pietra filosofale che lo preserverà in avvenire da altre lacrimose e strazianti crisi di coscienza. E non deve essere difficile l’uso di questo provino ideale. Basta pensare che la verità e l’onestà sono limitate dagli stessi confini dello Stato italiano e dei suoi interessi immediati e lontani, perché ogni tentennamento pilatesco sia escluso.

Morgari, per esempio, tiene un discorso alla Camera invocando la pace e proponendo un termine concreto di azione: l’armistizio. Parla da socialista, naturalmente, e non da nazionalista, come invece avrebbe desiderato l’«Idea».

Un giornale del nemico, il «Risveglio austriaco» di Trento, riproduce il discorso del deputato torinese, accomodandolo in salsa piccante, e «correggendolo» per gli interessi dello Stato asburghese. La pietra filosofale entra in funzione. Morgari è, naturalmente, un traditore della patria, un ribaldo marrano, un rinnegato venduto allo straniero… e via di seguito! L’«Idea nazionale» fa persino, melodrammaticamente, levar la testa ai morti dal tumulo per maledire ed esecrare…

Evidentemente l’anima garibaldina di Monicelli non è stata ancora anestetizzata a dovere dagli acidi del realismo di cui fanno pompa le mosche cocchiere del suo giornale. Perché primo canone di realismo è riconoscere la realtà degli altri. E la realtà morgariana è il socialismo, non il nazionalismo, l’internazionale anche della realtà e dell’onestà, e non i confini e i pali dei doganieri. Che una verità detta in Italia durante la guerra possa venire sfruttata dal «Risveglio austriaco» per fini non socialisti è cosa fatale e indeprecabile, come tale era che i discorsi di Liebknecht venissero sfruttati in Italia e nell’altro tripode dell’Intesa. Anche ciò è una realtà, e noi l’accettiamo con tutte le sue conseguenze, poiché vogliamo essere soprattutto socialisti sinceri e onesti.

Comprendiamo perfettamente, perché è un atto della nostra volontà, di essere agli antipodi dell’«Idea nazionale», e non ci mettiamo perciò le mani nei capelli, né entriamo in crisi di coscienza. Non siamo dilettanti del sentimentalismo. Vogliamo che l’Internazionale viva sempre nella coscienza nostra e in quella dei compagni di dovunque. A ciò, solamente, che fa uscire dai gangheri gli avversari: vedere che questa coscienza internazionale vive ancora ed ha ancora bocche per parlare e orecchi che ascoltano!

Morgari è stato una di queste bocche, è rappresentante nel parlamento italiano, per contingenza storica, di un numero grande di altrettante coscienze che sentono come lui. Dice, onestamente, delle verità che per riguardare l’Italia non sono meno universali; colpa degli altri se esse possono essere sfruttate dagli austriaci; bisognava fare in modo che non fossero verità, e non pretendere dal socialista Morgari di operare e parlare come il nazionalista Monicelli!

Il quale, anche se non vede riprodotti i suoi scritti dal «Risveglio austriaco», ragiona come un austriaco patriotta e imperialista; e se fosse in uso la forca fra noi, la vedrebbe volentieri in azione. Ma non vuole convincersi che altri sia diverso da lui. E fa le bizze ad ogni smentita della realtà. A un realista di tal forza è preferibile Ponzio Pilato, che almeno, col suo dubbio e la sua domanda, voleva salvare un uomo dalla morte.

(29 luglio 1916).