Granelli

È incominciata anche a Torino la propaganda dei granelli.

La teoria dei granelli sta conquistando tutta l’Italia. La fortuna dei granelli è assicurata.

Intendiamoci bene sulle parole. I granelli non sono intesi nel significato che dà alla parola il vocabolario delle macellerie. Non c’è nell’uso che noi ne facciamo alcun sottinteso. La parola ricorre spesso in un manifesto che tutti possono leggere sulle cantonate. Il manifesto reca la firma anche di qualche gentile signora della borghesia intellettuale. Perciò il vocabolario delle macellerie non deve averci niente a che fare. I granelli hanno riacquistato un significato filosofico, evidentemente. I firmatari del nuovo manifesto sulla limitazione dei consumi sono tutti diventati dei loici inflessibili. La loro fantasia è tutta piena della figura logica che si chiama: l’acervus ruens (il mucchio che si forma). I granelli sono gli elementi logici del mucchio. Ogni mucchio è un aggregato di granelli. Ogni corpo è un aggregato di cellule. Riducete la produzione a semplice entità aritmetica: astraete dal complesso spirituale e storico che opera nel mondo creando un’armonia di intenti e di risultati logicamente combinati in una unità. La teoria dei granelli, come quella dei pezzetti di terra incolta, diventa subito una teoria affascinante e suggestiva, specialmente per le gentili signore della borghesia intellettuale, che non hanno avuto il tempo, per il cumulo di faccende che ha sempre occupato la vita delle signore intellettuali, di leggere un trattatello di economia, accanto ai romanzi di Marcello Prévost o di Antonio Fogazzaro. La fantasia economica galoppa. Il mucchietto si forma granello per granello dinanzi agli occhi interiori dell’immaginazione riscaldata dai purissimi affetti della carità di patria e della solidarietà di classe.

Il granello è, per esempio, un boccone di pane. Si può risparmiare, senza sacrifizio della propria conservazione fisiologica, un boccone di pane al giorno? Senza dubbio sí. Ebbene, pensate al mucchio. Un boccone di pane non è un mucchio, senza dubbio. Ma si può formare il mucchio senza l’intervento dei singoli bocconi di pane? In Italia ci sono almeno dieci milioni di individui che possono mettere da parte un boccone al giorno. Ogni boccone può pesare almeno dieci grammi. Sono cosí centomila chilogrammi di pane al giorno. Sono cosí trentasei milioni di chilogrammi all’anno. È un bel mucchio, nessuno può dubitarne. Sono almeno trentaseimila tonnellate di grano all’anno che si possono importare di meno ogni anno dall’estero. E cosí una infinità di altri consumi. Tutta l’Italia sarà un mucchio di granelli. Bocconi di pane, straccetti di cotone, zollette di zucchero, penne di canarino, chicchi di caffè, soldini del papà, mucchi, mucchi, granelli, granelli. Tutta l’Italia diventerà una rigatteria. Tutta l’Italia diventerà Porta Palazzo. I bocconi di pane biascicati dalle bocche di dieci milioni d’italiani diventeranno il viatico della nuova Italia gloriosa che il puerperio sanguinoso della vecchia Italia ha messo alla luce. I dieci milioni di bocconi di pane sono l’imbeccata amorosa che la vecchia mamma dalle poppe esauste dà al nuovo nato il cui vagito famelico ha delle tonalità nuove, che risentono di una musica meno infantile, d’una musica che ha qualche cosa del ruggito belluino.

La teoria dei granelli sta acquistando fortuna. Il significato della parola non può neppure far ricordare le macellerie. In questa parola non è rimasto nulla del ricordo «dei segni della maschia possa». Tutt’al piú può far ricordare i Granelleschi, la piacevole accademia veneziana, vistosa testimonianza dell’infrollimento in cui si sbatteva l’aulica virilità della repubblica dei dogi prima del suo tramonto inglorioso.

(19 marzo 1917).