Giovani decrepiti

Il «Foglio dei giovani», organo della Federazione regionale della gioventú cattolica italiana, reca il bando di un concorso a premio che pone i seguenti quesiti:

1. Come attirare i giovani nei circoli cattolici e come invogliarli ed interessarli a rendere piú attive ed efficaci le nostre organizzazioni?
2. Come preparare e come indirizzare i giovani dei circoli cattolici alle organizzazioni professionali?
3. Come diffondere la buona stampa tra i giovani e per mezzo dei giovani?

Il fatto che si pongano a concorso delle questioni simili indica di per se stesso quanta sia la debolezza intima delle organizzazioni cattoliche e come esse siano delle costruzioni artificiali. Immaginate un produttore di vino che domandi a un concorso il modo migliore per poter vendere la sua merce? Evidentemente basterà che il vino sia trovato buono perché tutti i buongustai si affrettino ad acquistarne. E nelle associazioni politiche o di partiti valgono le stesse leggi economiche della domanda e dell’offerta. Per attirare (curiosa espressione davvero) i giovani, basterebbe che i circoli cattolici ne rappresentassero una necessità dello spirito, il bisogno di trovarsi insieme fra compagni di ideale e di lotta, e la coscienza che sia un dovere diffondere e propagandare la fede che si vive come unica verità da affermare a tutti i costi. Lo spirito di apostolato che ardeva nei primi seguaci del cristianesimo non avrebbe neppure un momento fatto loro pensare che potesse esistere un cristiano che non sentisse il dovere di affermarsi tale e di conquistare a dio gli infedeli. Gioventú decrepita quella cattolica, che avendo perduto ogni calore interno cerca in accomodamenti pratici, in adescamenti da correzionale, di saturarsi di iscritti; non importa che la gran parte sia peso morto, ingombrante, anodino, che entra nel circolo cosí come potrebbe entrare in una società sportiva o in un club di giocatori di tresette. Basta che all’occasione si possano snocciolare centinaia di nomi come grani di rosario per protestare contro una statua di donna nuda o contro l’esposizione dei giornaletti pornografici. Ciò che costituisce l’energia, la potenzialità di sviluppo e di lotta efficace, esula da questi circoli ancien régime, dove è proibita la libera discussione, dove un rappresentante della curia vigila continuamente perché non si facciano affermazioni eterodosse o contrarie ai buoni principi. E la gioventú che sente, che si agita per trovare la propria via ha bisogno invece di sconfinata libertà, di possibilità di scapricciamenti, che a mano a mano si vadano arginando e disciplinando nella dura esperienza quotidiana.

Come diffondere la buona stampa fra i giovani? Stesso malinteso. Ma perché la stampa cattolica, buona solo per antonomasia, è diventata cosí piatta e noiosa, cosí aliena da ogni brivido di passione, da ogni slancio aggressivo di fede? O giovinezza decrepita del cattolicismo, non bastano i concorsi a premi per dar vita a un cadavere: il tempo dei miracoli è passato, e Lazzaro nella sua tomba dorme il sonno dei giusti e mai piú le sue palpebre si riapriranno per vedere la luce del sole. Altri circoli intanto sono sorti e non per risultato di concorsi, altra fede ha riempito l’anima dei giovani, e non è il vostro buon vecchio iddio che ha fatto scoccare la scintilla. Chi ha piú filo tesserà piú tela: e la vostra è una tela di Penelope che aspetta inutilmente il ritorno del suo Ulisse.

(4 aprile 1916).