I meriti di Carneade

Bella invenzione il vocabolario per chi non ha niente da dire e deve tuttavia scrivere qualche cosa ogni giorno. Esso diventa cuore, diventa cervello, diventa logica, diventa uno scrittore magnifico. Le parole si drizzano su dei trampoli grammaticali e sintattici e se ne vanno a spasso come le persone vive, a farsi ammirare nei mercati della provincia per la spruzzatina di rossetto che sostituisce cosí bene il sorriso lusingatore. Don Abbondio ama le mascherine di tal fatta, perché vuole conservare l’illusione della virilità, e sa che il sorriso lusingatore è solo il rossetto su una faccia illusoria e non porrà mai in pericolo la sua castità professionale. Ma don Abbondio, come tutti i conigli nati, è anche maligno e innocente diffamatore. Non vuol credere alla virilità degli altri; non vuol credere che gli altri siano, in un modo qualsiasi, fecondi. Se nasce loro un figlio, è capace di dire che esso è nato per sbaglio, perché, come è certo, i socialisti sono neomalthusiani. Se Carlo Tresca viene liberato, non c’è dubbio, per i don Abbondio del «Momento», che i socialisti volevano la sua condanna, si aspettavano la sua condanna, avevano preparato, nella sicurezza che la condanna non sarebbe mancata, uno sciopero generale. E don Abbondio è persuaso di ciò, come può esserne persuaso chi al cervello, al cuore, alla ragione ha sostituito il vocabolario e l’ha già bisunto a furia di sfogliazzarlo.

Anzi, i socialisti sono furibondi contro Carlo Tresca, che ha mancato cosí fraudolentemente al preciso impegno assunto di farsi impiccare, squartare e scuoiare per dar modo ai suoi compagni italiani di far del baccano, molto baccano, e magari la rivoluzione. I socialisti, per don Abbondio, sono proprio furibondi come quei mariti ai quali la moglie ha regalato un non desiderato rampollo, un rampollo sabotato. E il ragionamento di don Abbondio fila, bisogna vedere come fila; fila proprio come la bava dalla bocca di un vecchio pretonzolo al quale una madre prosperosa mostri da lontano un bambinetto paffuto, facendo le corna per evitare il malocchio. Don Abbondio non comprende come esista già una forza internazionale, che ha sorpassato il cattolicismo, e non sa che questa forza si chiama desiderio di apparire giusto. Non sa che questa forza è stata imposta dal controllo che esercita il proletariato sul mondo internazionale, e che essa è in dipendenza di un fatto nuovo che è creazione del proletariato e si chiama sensibilità internazionale. Don Abbondio si domanda: che meriti aveva Carlo Tresca? E risponde: nessuno. E conclude: dunque non si tratta di tragedia, ma di commedia, e i Carneadi non hanno meriti. Per non essere Carneadi ed avere dei meriti, don Abbondio vuole almeno che si abbia mezzo milione di rendita, che si sia citati nell’almanacco di Gotha, che si sia vescovi, o cardinali, o almeno, almeno, parroci di Copparo.

(21 dicembre 1916).