I soliti malintenzionati

I giovanotti che trovano piú igienico, sotto ogni punto di vista, bastonare i soldati italiani in convalescenza che indossare essi stessi la divisa, o magari andare nelle retrovie fra gli esploratori, hanno trovato la giustificazione per le loro prodezze. Il caffè S. Carlo dove essi hanno dato la prova della robustezza che è necessaria per i corpo a corpo, era diventato un agguato di neutralisti malintenzionati. Il soldato che non poté levarsi allo scoppio degli inni fatidici, era un fintone, che invece di riportare delle contusioni, ha massacrato mezzo mondo interventista, ecc. È la solita favoletta che si ripete. Colti nel laccio della loro ebete ubriacatura verbale, questi signori che vogliono fare i lupi senza avere ancora neppure i denti del giudizio, accusano la vittima di provocazione, accusano mezzo mondo di provocazione. Non si può sorridere nel vederli passare per le vie sconciamente gesticolanti, in preda a frenesia isterica, senza essere provocatori e austriaci. Non si può avere compassione per l’umile ruolo al quale li ha destinati la polizia, senza essere dei venduti allo straniero. E scrivono l’ennesimo ordine del giorno, e l’ennesima epistola ai giornali per cercare di far pressione sull’animo del pretore che oggi deve giudicarli, per cercare che un non luogo a procedere faccia ignorare il nome dei mascalzoncelli che se la diedero a gambe dopo il fatto, e ora vogliono evitare al loro nome piú o meno nobilesco l’epiteto infamante di arnesi da questura. Il caso li ha serviti bene; siano rese grazie al caso. Invece di un qualsiasi panciafichista che dopo le busse si sarebbe anche presa una condanna, la vittima è stata un soldato, che ha combattuto in Libia e nel Trentino, che non si è mai curato di politica, che, a quanto si dice, ha un incarico di fiducia, gode la simpatia dei suoi superiori, e attende, nel periodo di convalescenza, a un suo brevetto che perfeziona un esplosivo. La polizia ha reso soggettiva la sua azione; trova sempre i soliti neutralisti malintenzionati sui quali far divergere l’attenzione della collera pubblica. Ma tra il soldato bastonato e gli imboscati bastonatori, la scelta è stata impossibile. Ha dovuto inoltrare la querela, ha dovuto almeno domandare le generalità dei due teppisti, e questi saranno giudicati dai giudici. Perché la giustizia abbia corso, perché il diritto comune per un momento sia ristabilito, non basta piú che la vittima sia galantuomo, bisogna che non sia malintenzionato, che non sia mai stato visto in certe compagnie e in certe case, che possa mostrare delle ferite e delle medaglie, e che minacci per soprappiú uno scandalo. I malintenzionati ringraziano pertanto il dio caso che ha preparato la loro vendetta, che ha fatto sí che almeno si possano conoscere i nomi di alcuni di questi signorini che non si fanno vedere se non circondati da questurini, che lanciano accuse contro tutti e tutto, servendosi delle bocche di leone che la vigliaccheria del fronte interno ha fatto pullulare, per salvarsi dai meritati scapaccioni, unica punizione che, onestamente parlando, si meritano.

(7 settembre 1916).