Commentari di una giornata

Incomincia la giornata del perfetto italiano risparmiatore. Egli si reca al bar per fare la propaganda fra i frequentatori mattutini; per attaccar discorso (solo per attaccar discorso!) prende il bicchierino di marsala che sente comandare da un signore propagandabile; inzuppa un biscotto e discorre; discorre come un angelo, come un avvocato convinto della buona causa. Vi maravigliate se nella foga del discorrere i bicchierini di marsala diventano tre e i biscotti attingono la cospicua mezza dozzina? Il perfetto italiano è contento; non sente rimorsi, perché egli ha parlato, ha convertito (certamente ha convertito) uno del prossimo, lo ha indotto alla frugalità, al risparmio virtuoso, che si paga della soddisfazione morale.

Il perfetto italiano esce dal bar e si avvia a lenti passi al solito caffè: «Una tazza della mezza bevanda, cameriere!» Il signore esce di casa, e rompe il digiuno dello stomaco col caffè e il digiuno del cervello colla «Gazzetta del Popolo». Il signore legge, uno, due, tre giornali: egli si informa dell’opinione pubblica. Le undici. Una leggera colazione: tre uova frullate con qualche biscotto. Un sospiro in cospetto del cittadino cameriere: ahimè, cittadino cameriere, che macchina imperfetta l’uomo! Bisogna nutrirsi, sí, bisogna nutrire questo infame corpaccio, mentre l’animo ribocca d’ideale, e si vorrebbe lasciare tutto il nutrimento agli altri, che lavorano, che soffrono. Il perfetto italiano si intenerisce pensando ai suoi fratelli lontani e una lacrima irrora il biscotto inzuppato d’uovo; cibo amareggiato, cibo bagnato di lacrime, chi si ricorderà del sapore tuo quando l’avvenire sarà lieto, quando il lavoro sarà libero! Mezzogiorno: il perfetto italiano va a casa; un parco desinare lo aspetta. Mezza razione di pane è stata rinunziata; è giovedí, ma la prudente signora ha comprato la carne necessaria fin dal giorno prima.

[Dodici righe censurate].

Le cinque: al caffè dopo la lettura dei giornali nazionali, il tè: qualche tazzina, con un gocciolino di latte, con qualche biscottino. Poi la cena, poi, prima della chiusura dei caffè, qualche altra cosettina, per poter discorrere, per poter propagandare, per convertire. Il perfetto italiano va a letto soddisfatto: e s’addormenta, accanto alla sua consorte, dopo aver riletto un articolo di Giuseppe Prato che dimostra l’influenza degli alti salari nel fenomeno dèlla carestia.

(30 marzo 1918).