Chi ha fermato l’attenzione sopra il fatto che la cronaca ci ha narrato l’altro giorno? Un uomo, sorpreso di notte nel giardino di una villa, inseguito, cacciato, preso a fucilate, lasciato boccheggiante sopra un tetto. I carabinieri hanno raccolto il corpo in agonia, i cronisti hanno raccontato il fatto, nessuno ci pensa piú. Anche i morti, anche i delitti hanno la loro fortuna.
Un innamorato si vendica sopra l’infedele, un marito sgozza l’amante della moglie. Il fatto tocca e scuote le piú riposte fibre dell’animo del pubblico e dei suoi informatori. I cronisti si fanno per l’occasione romanzieri, giudici, difensori, esploratori di anime: la piú sciocca figura di donna isterica è una sfinge di cui bisogna svelare gli inesistenti enigmi psicologici, ogni brutale è un eroe che difende i diritti del sentimento.
Il fattaccio di gelosia, il fattaccio di «amore», smuove tutta una sedimentazione di torbidi sensi che si celano nell’animo dell’uomo civile dei tempi nostri, che alla prima occasione si manifestano in una espulsione purulenta. Questi sentimenti costituiscono l’«onore» della nostra società. Ma che un uomo, presunto per ladro, sia accoppato a fucilate dal proprietario di una villa, che è stato disturbato nei suoi sonni e che rimane sconosciuto, ciò non turba la coscienza degli uomini civili.
Lo Stato ha abolito la pena di morte. L’abolizione della pena di morte è evidentemente un segno di costume civile, è segno che la personalità vivente dell’uomo è comunemente stimata essere un bene superiore ad ogni altro, incommensurabile anzi con ogni altro bene. La classe borghese, garantitasi con la forza di Stato la proprietà, sommo per essa di tutti i beni, ha in seguito garantito a tutti la vita. Perciò lo Stato dei borghesi dispone ai fini suoi della vita dei cittadini ch’esso difende. Ma supponete lo Stato andare in sfacelo, e questa condizione di cose, questa gradazione di valori vi si rivelerà, crudamente. Ecco la pena di morte ristabilita per parte del privato che piú della vita dell’uomo stima cento altri beni: la proprietà, la tranquillità, la buona digestione, il sonno pacifico ch’è stato rotto da un’ombra introdottasi in un giardino del vicinato. Perciò contro i ladri o presunti tali, oggi i privati fanno anche le fucilate e nessuno si ribella, e a tutti la cosa pare la piú naturale del mondo.
La coscienza del valore assoluto della persona vivente chi ce la renderà se non chi a tutti saprà egualmente garantire i beni materiali?
(8 luglio 1920).