La novella di S.Antonio

Una storia della novellistica in Italia. Quante cose si imparano da questi pesanti libri d’erudizione, irti di note e tutti spinosi di richiami, di nomi, di rimandi. S’impara, per esempio, come nell’alto Medioevo una piccola vita del Budda tradotta in latino diffuse attraverso gli strati popolari la notizia che un nuovo gran santo era nato, e che il tempo dei miracoli era ritornato. E di questi miracoli di S. Giosafat (cosí fu battezzato il perfetto illuminato dell’India) si citavano esempi e si fissavano i luoghi, ingenuamente, finché la dottrina ecclesiastica, posta in allarme, non intervenne, facendo rientrare nel limbo e Budda e il suo martirologio.

Era facile determinare anche nel Medioevo, in questa età che mancava della nozione esatta del tempo e dello spazio perché il mondo non era ancora stato ricoperto della rete fitta dei meridiani, dei paralleli e dei fusi orari, che Budda era vissuto cinquecento anni prima di Cristo e non poteva quindi essere un testimone della fede. Eppure la leggenda di S. Giosafat fece strada e trovò chi l’accolse.

Pensate ora se possa fare meraviglia il sapere che a Torino c’è chi crede ed è pronto a giurare sul miracolo nuovo di S. Antonio. Il colle dei Cappuccini, i cui misteri gaudiosi non hanno ancora trovato il loro cronista (e noi siamo troppo alieni dall’alimentare le manie degli scandaletti di sacrestia per diventarlo), è il luogo santo dove nel robusto e spregiudicato Piemonte si è rivelata la voce di dio. S. Antonio è disceso dalla cornice che lo contiene, si è presentato a dei soldati ed ha annunziato loro per il 13 giugno la pace.

Lo stesso fatto si legge essere successo a Padova e a Monfalcone.

La macchia d’olio si estende: la stessa forza imponderabile che di bocca in bocca portava nel Medioevo la notizia dei miracoli di S. Giosafat, porta ancora nel tempo nostro, disprezzando il giornale e il telegrafo, la notizia del miracolo del santo di Padova. E dove il terreno è propizio germina il fatto nuovo, si ripete il miracolo e la fede, cosí almeno si dice, se ne rafforza.

Ma che aspetta l’autorità ecclesiastica ad intervenire? Il 13 giugno è vicino, e le scadenze a data fissa sono pericolose per i santi come per i banchieri. La cambiale che S. Antonio ha acceso cosí imprudentemente, non può trovare avallanti nella curia. Budda fu detronizzato perché era facile documentare la sua esistenza cinquecento anni prima di Cristo; S. Antonio può essere detronizzato perché il 13 giugno non è molto lontano e il miracolo, per essere tale, non può subire dilazioni.

Noi ci prepariamo ad aggiungere un capitolo alla storia della diffusione della novella in Italia.

(29 maggio 1916).