Dove si legge come qualmente in Russia anche i cavalli partecipino del fascino slavo

Il «primo» giornalista italiano ha messo la pianta dei piedi nel territorio dello Stato operaio russo; il «primo» giornalista italiano da Reval è passato a Pietrogrado, da Pietrogrado è passato a Mosca, si è convinto per istrada che gli operai russi non hanno ancora tracce visibili di coda, ha mangiato il risotto all’italiana, e ha spedito la sua prima corrispondenza alla «Stampa». Nel ricevere questa prima corrispondenza dalla città dei commissari del popolo, gli statisti della «Stampa», che attendono il momento storico da cogliere al volo per dare al popolo italiano uno Stato restaurato e un potere ricco di autorità, gli statisti della «Stampa» devono essersi precipitati sul documento per essere i primi a conoscere il «segreto» del mistero russo.

Cosa avviene in Russia? E specialmente: perché avviene ciò che avviene in Russia? Il «primo» giornalista italiano ha realmente scoperto il mistero: anticipiamo nell’«Avanti!» l’articolo editoriale che il collegio di statisti della «Stampa» dedicherà al suo fausto scoprimento.

La Russia è l’anima russa. Non esiste la classe operaia russa, come classe operaia che abbia interessi e una psicologia diffusa in tutto il mondo, non esiste la classe operaia russa come parte integrante ed organica dell’Internazionale operaia. La classe operaia russa è parte organica e integrante di un blocco che si chiama: l’anima russa.

Ora si osservi: anche i cavalli russi partecipano dell’anima russa. Un operaio russo non si comprende e non si spiega con un operaio italiano, francese, inglese, americano, tedesco…; un operaio russo si spiega con un cavallo russo: l’operaio e il cavallo sono due aspetti di una stessa realtà, l’anima russa. La Rivoluzione russa, in quanto è espressione e sintesi dello svolgimento storico di questa realtà, l’anima russa, non è un quid che interessi l’Internazionale operaia, che interessi un proletario italiano, francese, inglese, tedesco…; essa interessa l’operaio russo, il cavallo russo, la renna russa, il cane russo, la formica russa, il topo russo, essa interessa la russità, non l’Internazionale. Da questo punto di vista si comprende come abbia sempre avuto ragione la «Stampa» nello sconsigliare agli operai italiani di assumere la Rivoluzione russa come tipo di rivoluzione operaia internazionale, nello sconsigliare agli operai italiani di studiare la Rivoluzione russa nei suoi particolari di organizzazione tecnica e politica. Gli operai italiani non possono comprendere nulla della Rivoluzione russa, come operai, come non possono comprendere nulla i cavalli italiani, gli asini italiani, i cani italiani, i topi italiani, le formiche italiane, tutto il complesso italiano che si chiama «italianità o anima italiana».

Ed ecco perché la «Stampa» informò già i suoi lettori traducendo gli articoli della spia inglese Paul Dukes, ecco perché informò sulla Rivoluzione e sull’essenza della Rivoluzione descrivendo lo stato delle ferrovie, dei tetti e dei mobili delle case in Russia; ecco perché nel passato la «Stampa» si pose verso la Rivoluzione operaia russa nella stessa posizione in cui i gesuiti si ponevano verso la rivoluzione liberale italiana. Paul Dukes sta al «primo» corrispondente come il gesuita sta al moderno commediografo parigino del fascino slavo.

(8 giugno 1920).