Truffatori

«Ignoti» hanno truffato alcune migliaia di lire a dei faciloni che avevano alcune migliaia di lire da farsi truffare.

Gli ignoti hanno giovato all’economia nazionale. Hanno giovato al risanamento del costume. Le vie della provvidenza sono infinite: anche i truffatori possono essere utili.

Hanno inferto un rude colpo all’istituzione nazionale del lotto. Hanno inoculato del veleno nell’organismo amministrativo del lotto: cosa farà lo Stato per immunizzare il veleno? Dovrà aumentare le spese generali, il lotto sarà meno produttivo, un velo opaco si stenderà su questo specchietto per le magre allodole italiane.

Bisognerebbe scrivere un elogio di questi ignoti truffatori. Essi sono da considerare, all’infuori di ogni valore umano individuale, come pure forze meccaniche che operano ciecamente, determinando conseguenze incontrollabili e irriversabili. Esiste un male organizzato potentemente: il lotto. È un bubbone purulento, un fomite di corruzione, di immoralità: non è solo un portato del basso costume, è anche un conservatore del basso costume. Gioca al lotto chi spera arricchirsi senza lavorare, senza spendere energie e attività; ma l’esistenza stabile, vistosa di una organizzazione della possibilità di arricchirsi, ecc. ecc., è una continua, innaturale, artificiosa tentazione. Che fare? Obbligare lo Stato a chiudere i botteghini? Chiamare la folla in piazza ed eccitarla fino a far radere al suolo gli edifizi dove il nido di vespe è situato? Non varrebbe a nulla. Il processo di eliminazione del male deve avvenire spontaneamente, affinché non si suscitino sentimenti di reazione pericolosi e dannosi alla loro volta.

Ma ecco il processo spontaneo che si rivela in un suo momento. Ignoti truffatori, con bollette vecchie del lotto, sbruffano alcune migliaia di lire. Toh! si può dunque essere truffati col lotto? Chi ancora non aveva pensato a questa probabilità, ci riflette. Nasce un ambiente di sfiducia e di diffidenza. Lo Stato, preoccupato dei suoi gettiti finanziari, corre ai ripari. Carabinieri per tutelare il male, controlli superiori perché il male operi con tutta la sua efficacia. Bene! Il lotto è vulnerato. Esso si regge perché è possibile giocare senza fastidi, senza far conoscere il proprio nome, senza essere seccati. È certo che le giocate diminuirebbero notevolmente solo che i botteghini fossero trasportati dal pian terreno al primo piano. Quanti, per esempio, avrebbero ancora la costanza di giocare, se il botteghino fosse in una soffitta al quinto piano? Solo i piú scalmanati, quelli che hanno la malattia del lotto, che non possono fare a meno di giocare se vogliono mantenersi sani fisicamente.

Lo Stato non porrà mai, volontariamente, difficoltà tra il male e gli ammalati: il bilancio dello Stato deve essere tutelato. Non seguirà la progressione dei piani, per eliminare dal vizio i meno tentati. Ebbene: i truffatori hanno provveduto: le difficoltà nascono da un altro male. La disonestà individuale ucciderà progressivamente la disonestà governativa.

(20 maggio 1918).