Azione sociale

Il «Momento» registra con cura meticolosa la cronaca varia dell’attività che i clericali svolgono per organizzare energie sociali ancora scompaginate e in balía del piú basso e animalesco individualismo. C’è da sorridere a tanto ingenuo candore, specialmente quando il «Momento» cerca di porre in rilievo come tutta questa operosità tenda ad arginare il movimento socialista.

Queste cronache clericali saranno un giorno documento interessante per gli storici, i quali si domanderanno come mai il cattolicesimo abbia lasciato corrodere il suo edifizio ideale senza reagire, abbia lasciato che la riforma protestante, combattuta quando dava l’assalto dal di fuori, trionfasse nell’intimità, snaturando lentamente, corrodendo la disciplina e la gerarchia.

Per la logica incoercibile delle idee e degli avvenimenti i cattolici attivi sono divenuti implicitamente luterani: l’on. Micheli, discutendo sulla piccola proprietà, si serve persino del linguaggio nuovo. La storia, lo sviluppo delle attività sociali sono spiegate con la logica interiore della storia stessa, dell’attività stessa: l’autorità, la trascendenza diventano ferrivecchi; l’uomo è egli stesso posto come agente e volontà, e alla volontà si propone un fine tutto terreno, utilitario, proprio dell’economia umana, e non della purificazione religiosa.

La vita e la storia rivendicano i loro diritti. Il cattolicismo, che per la rigidezza della sua disciplina rivolta a fini ultraterreni ha la maggiore responsabilità delle condizioni di sfacelo sociale in cui si trovano i paesi latini, si inserisce nuovamente nel processo di sviluppo e di dissoluzione del cristianesimo. Accanto all’ecclesia, associazione degli individui disciplinati dal dogma, sorgono i sindacati, le cooperative che devono accettare la libertà, il libero esame, la discussione: queste armi demoniache sono rivolte solo contro lo Stato, contro particolari riforme di vita, ma fatalmente finiranno col rivolgersi alla religione, alla morale che dal dogma dipende. Il cattolicismo si suicida, inconsapevolmente: lavora per la laicità, socialista nel proletariato, liberale nella borghesia.

Riprende il principio dell’associazionismo e della resistenza e crede che l’attuazione di esso possa esistere senza l’ideologia connaturata, crede alla possibilità dell’esteriore senza l’interiore corrispondente, crede che l’autorità possa davvero fermare uno sviluppo che segue una tendenza contraria all’autorità stessa, quando il pericolo sia manifesto. È l’illusione del libero arbitrio, che nel pensiero cattolico finisce col diventare puerilmente atto capriccioso, staccato dalla necessità e dalla logicità.

Il cattolicismo lavora inconsapevolmente per il socialismo, si suicida: dal cadavere in decomposizione sboccia la vita nuova, libera e indipendente da dogmi e da autorità esteriori.

(12 aprile 1918).