Un fungo porcino

Poiché le prime piogge autunnali hanno ammorbidito l’essiccata crosta terrestre (sezione comune di Torino), è naturale sfunghino molti funghi. Queste prime dolci acque hanno avuto conseguenze oneste e liete anche in alcuni crani, non ancora sfracellati da nessuna volante testuggine, perché, avendo la civiltà, sotto specie di fungo da cinciniere, sgombrato il cielo dai rapaci, nessuna aquila può essere tratta dal sicuro istinto a confonderli con le rocce. Pertanto è avvenuto che i cittadini Mazza, Prato, Rosso, Petrignani, Mello, Gastaldi, Battaglia, Baratto, Cuvertino, Torreggiani e Garello — essendosi trovati ad essere precisamente dieci inscritti nel Fascio liberale monarchico, angustiati dal pensiero che tra i tanti comitati, sottocomitati, commissioni, sottocommissioni, leghe, fasci, associazioni, società, sodalizi, confraternite, congreghe, conventicole, congregazioni, consigli, non si era trovato modo di trovar loro un posticino, una carichina, un titolino da inserire nel biglietto da visita; trovando che ad essere in dieci c’era precisamente da costituire un consiglio direttivo con un presidente, un vicepresidente e otto consiglieri — costituissero appunto un consiglio direttivo con un presidente, un vicepresidente e otto consiglieri. Detto fatto, i dieci, costituitisi in consiglio dei dieci, pensarono un programma. Detto pensato, il programma fu scritto. Il programma naturalmente fu apolitico, poiché quanto piú si approssimano le elezioni, e specialmente le elezioni a scrutinio di lista con voti di preferenza, tanto piú tutti i cittadini che non hanno ambizioni e non si umiliano, no, per un biglietto da dieci lire o una croce da cavaliere, a diventare strumenti dell’altrui ambizione, scoprono nell’intimità dei precordi un odio, un odio contro la politica e l’infeudamento ai partiti e la vile sottomissione alla disciplina delle idee, un odio che è altrettanto feroce quanto una gatta in puerperio rinchiusa in una latta di petrolio. E il programma apolitico si propone di migliorare la sorte dei lavoratori con criteri tecnici e, poiché vuole abolire la lotta di classe, non si propone «altra mira fuorché la lotta pel vantaggio economico dei lavoratori».

Cosí dunque è sorta, alle prime piogge autunnali, in via Urbano Rattazzi 9, piano terzo, la «Borsa del lavoro», associazione apolitica e di esclusiva difesa economica dei lavoratori. Essa ha la sede, ha il consiglio direttivo, col presidente, il vicepresidente e otto consiglieri, ed ha la borsa; essendosi aperta col primo ottobre, manca ancora di lavoro; poiché prima di iniziare il lavoro di esclusiva difesa, verranno le elezioni, la borsa aprirà i cordoni di se medesima per affiggere molti proclami alla «vera» classe operaia, «veramente» cosciente ed evoluta; si presenterà con programma apolitico e il candidato preferenziale avrà anch’egli un programma apolitico.

Prime piogge autunnali: i primi funghi sono i funghi porcini…

(3 ottobre 1919).