Spirito associativo

[Quattordici righe censurate].

È una affermazione ripetuta a sazietà quella che in Italia manca lo spirito associativo, lo spirito di solidarietà. Questa deficienza del costume e del carattere italiano si fa risalire alla tradizione cattolica, che comprime le individualità, mentre il protestantesimo, col suo libero esame, le sviluppa, le raggruppa, fa sorgere la solidarietà e la resistenza. Ma non è solo questa la ragione. Lo spirito associativo esiste in Italia. Pullulano le società di mandolinisti, di ex carabinieri, di ex dazieri, di oriundi di Roccacannuccia che abitano fuori del loro paese, le associazioni, insomma, che non hanno una ragione d’essere profonda, che non sono costituite per un fine generale, che stranamente rassomigliano alle associazioni a delinquere, in tutto, fuorché, naturalmente, nel fine particolare di delinquere. È spirito associativo che si accontenta di esteriorità, che non domanda lavoro né sacrifizio, che esaurisce il suo compito in una baldoria, in una serenata, in un furto con scasso, in un ordine del giorno [una riga censurata].

L’altro spirito associativo ha altri intenti educativi, è il vaglio sottilissimo attraverso il quale si passano gli egoismi particolari, per il raggiungimento dell’accordo dei soci su un piano comune.

È un tentativo di superamento dell’individualismo, col maggiore incremento della personalità, la quale riconosce se stessa piú in ciò che ha di comune con gli altri, che nelle peculiari accidentalità differenziatrici. È l’individuo che si arricchisce delle esperienze di tutti gli altri uomini, che vive i dolori e le speranze degli altri uomini, che sente in sé vibrare tutta l’umanità, per gradi, dalla categoria all’associazione internazionale. Ma questo spirito è poco diffuso nel nostro paese. E tutto si oppone al suo svilupparsi. L’attività dello Stato disuguale e poliziesca, che obbliga all’ipocrisia, al sotterfugio furbesco: il predominio delle consorterie locali che perseguitano tutti i non simpatici alla clientela: l’assenza assoluta di controllo, che lascia impuniti i peggiori soprusi, e interrorisce i tranquilli ed onesti. E tutto questo complesso di circostanze fanno sorgere l’altra attività associativa.

I fini particolari trionfano: si vuole ottenerli senza lavoro e sacrifizio. La massoneria è l’associazione tipica per questo lavoro. La furberia, la violenza, l’inganno, la frode sostituiscono l’attività produttrice di idee e di opere. Si aggruppano solo perché l’unione fa la forza, perché il numero spaventa il deputato che vorrebbe negare un sussidio o un favore particolare, perché il numero dei votanti è l’unica giustificazione di certi ordini del giorno, perché il numero rende piú facile una grassazione.

[Tredici righe censurate].

(14 febbraio 1918).